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![]() CENNI STORICIDalla Repubblica cisalpina allo Stato unitarioL'epopea napoleonica in Italia condusse alla proclamazione, il 7 gennaio 1797, della Repubblica Cispadana, comprendente i territori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio, che adottò quale propria bandiera il vessillo tricolore. La Repubblica Cispadana si fuse quindi alla Repubblica Cisalpina. La regione ritrovò così l'unità politica fino al Congresso di Vienna (1815) e visse una stagione di riforme, alle quali si accompagnò il consolidamento della borghesia imprenditoriale e intellettuale, liberale e moderata. Caduto Napoleone, il Congresso di Vienna riportò nella regione i signori di prima e il dominio temporale della Santa Sede, salvo Parma e Piacenza governate da Maria Luisa d'Austria. Dopo aver attivamente partecipato ai moti risorgimentali, nel 1859-60 la regione si liberò dell'occupazione austriaca e dei governi dei ducati e delle legazioni. Il territorio della regione, riunificato sotto la dittatura di Luigi Carlo Farini, fu unito al Piemonte di Vittorio Emanuele II con il plebiscito del 1860 e, quindi, allo Stato italiano. Alla fine dell'Ottocento le antiche mura medioevali delle città vengono demolite per fare spazio alle circonvallazioni. Nelle città nascono le prime industrie e i quartieri operai, mentre verso Sud e le colline si diffonde la residenza di qualità, oggetto delle prime speculazioni immobiliari. Nell'agricoltura predomina la coltura del frumento, che nel 1913 fornirà i due terzi della produzione italiana, mentre l'allevamento si concentra nella pianura irrigua. Nel 1872 prende avvio la "Grande bonifica ferrarese", finanziata da capitali stranieri, che utilizzando innovazioni tecniche come le idrovore a vapore trasformerà radicalmente il territorio ferrarese orientale.Movimenti sociali e lotta politicaNell'Italia post-unitaria la regione Emilia-Romagna è teatro di proteste sociali come quelle dette "del macinato" (1869). Il panorama politico vede già una contrapposizione tra il socialismo, particolarmente diffuso nelle campagne, e il movimento cattolico, particolarmente forte a Modena e Bologna - dove, nel 1856, viene fondata l'Associazione cattolica italiana, poi l'Opera dei Congressi, matrice del futuro Partito popolare. Nel 1881 a Rimini è fondato il Partito socialista rivoluzionario di Romagna; poco dopo a Imola il settimanale "Avanti!" e, nel Congresso di Reggio del 1893, il Partito socialista italiano, mentre emergono le personalità carismatiche dell'imolese Andrea Costa e del reggiano Camillo Prampolini. Nel 1896 viene fondata la prima cooperativa, premessa di un futuro, massiccio sviluppo del movimento cooperativo, le cui figure più rappresentative sono Giuseppe Massarenti e Nullo Baldini. Nel 1911 si contano più di 900 cooperative agricole e più di 1.700 cooperative di consumo. Socialista è anche Benito Mussolini, nato a Predappio (Forlì); espulso per la sua scelta interventista e nazionalista dal PSI, ne diventa il maggior nemico quando, dopo la prima guerra mondiale, fonda il Partito nazionale fascista, del quale l'Emilia-Romagna esprimerà altri esponenti di primo piano come Italo Balbo e Dino Grandi. Attraverso i suoi agrari, l'Emilia-Romagna dà un contributo fondamentale all'affermazione del fascismo; allo stesso tempo, proprio per la diffusa presenza del movimento socialista e cooperativo, la sua popolazione è tra le più colpite dalla violenza delle squadre fasciste. Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali inizia il processo di modernizzazione delle strutture socio-economiche con lo sviluppo dell'industria moderna, del turismo balneare e dei servizi. Le trasformazioni agricole che accompagnano un sistema economico in via di industrializzazione vedono un incremento dell'allevamento bovino e suino. La tragica parentesi della seconda guerra mondiale impone un altissimo tributo di sangue alla popolazione civile: la fucilazione dei sette fratelli Cervi a Reggio (28 dicembre 1943), la strage di Marzabotto (28 settembre - 5 ottobre 1944) e le vittime del campo per deportati politici e razziali di Fòssoli, vicino a Carpi. La lotta partigiana si concentra soprattutto nelle zone montane e nelle valli del delta del Po. Nel 1947, la Costituzione repubblicana attribuisce ufficialmente alla regione la denominazione di Emilia-Romagna. ... continua a leggere ...![]() ![]() |
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